“Il coronavirus appiattisce il nostro quotidiano,
preoccupa la nostra mente e soprattutto livella le differenze sociali.”
Le donne più degli uomini hanno risentito negativamente della situazione causata dalla pandemia: attraverso un sondaggio SOLO il 27% delle donne migranti e non, hanno affermato di non aver riscontrato alcun impatto a seguito della situazione pandemica, a fronte del restante 63%. Difatti, molte donne hanno dovuto rinunciare, ad esempio, a visite mediche, ma soprattutto comunicano l’insorgenza o l’aumento di depressione e ansia.
Il panorama si aggrava nel momento in cui ci spostiamo sul piano occupazionale: nel corso del 2020, anno in cui ha avuto inizio la pandemia da Covid-19, la perdita del lavoro - soprattutto tra i migranti - è aumentata sempre di più. Dall’inizio della pandemia, sono stati persi oltre 100.000 posti di lavoro, molti dei quali occupati da lavoratrici. La pandemia da Covid-19 ha giocato un ruolo fondamentale nella perdita dei posti di lavoro, anche se, a marzo, proprio nel mese in cui scattava il lockdown, le assunzioni nel settore domestico, soprattutto per le donne migranti sono aumentate. Per quale motivo? E’ come se ci fosse stata una “corsa alla regolarizzazione” per giustificare gli spostamenti attraverso l’autocertificazione.
La riapertura avvenuta del mese di maggio, però, ha contribuito a ribaltare tale situazione dato che i licenziamenti, soprattutto nel settore domestico, sono aumentati sempre più. D’altro canto, al contrario, data la situazione Covid e la paura del contagio, molti lavoratori e lavoratrici domestici sono stati licenziati dalle famiglie che offrivano tale impiego, rimanendo cosi senza alloggio ma soprattutto sono stati impossibilitati a tornare al loro paese di origine a causa della chiusura delle frontiere.
La pandemia da Covid-19 ha , quindi, segnato il destino occupazionale di tutta la popolazione ma ha intaccato in modo significativo soprattutto le donne straniere che hanno subito un crollo occupazionale e un aumento della loro inattività. Tale tendenza era già evidente nel 2019 e proprio per questo, tutto ciò ci porta a confermare che le difficoltà riguardo l’occupazione delle donne migranti non sia causato solo dagli effetti della crisi economica dovuta alla pandemia, ma da difficoltà già presenti in precedenza e che essa sia stata solo “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” ampliandone, cosi, gli effetti.
A conferma di tutto ciò, come riportato da un articolo di Neodemos (associazione culturale senza fini di lucro) , attraverso degli studi compiuti a livello globale, si può confermare che la crisi da Covid-19 abbia colpito in maniera maggiore i lavoratori stranieri ed in particolare le lavoratrici.
Per approfondimenti:
Articolo a cura della Dott.ssa Iarussi Chiara laureata in Psicologia Clinica e della Salute.
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